Il pavimento residenziale è una particolare finitura delle superfici calpestabili adibite alla civile abitazione.
I requisiti dei materiali impiegati devono possedere adeguata resistenza all'usura, adeguati canoni estetici, modularità e facilità di sostituzione in caso di piccoli danneggiamenti.
Un'eccezione è costituita dal parquet o palchetto in legno, che non possiede rilevante resistenza ad usura meccanica, ma possiede ottime caratteristiche di isolamento termico e spesso notevole bellezza. Chi sceglie il legno deve però rassegnarsi alla futura comparsa di graffi e talvolta rigonfiamenti dovuti ad umidità e spesso da gradienti termici.
Per garantire un adeguato adattamento agli assestamenti strutturali, che inevitabilmente condizionano la vita dell'edificio, le finiture sono posate con opportuni giunti, che svolgono il compito di ammortizzatori laterali, fra un elemento e l'altro.
Le piastrelle o le lastre di pavimentazione vengono incollate ad uno strato di sottofondo, chiamato massetto, costituito da cemento e sabbia, che deve essere il più possibile piano, per evitare che le piastrelle, in seguito ai normali carichi di esercizio siano soggette a sollecitazioni mal sopportate da materiali fragili come la ceramica, che rischia di fessurarsi, richiedendo fastidiose riparazioni.
Sostituire una piastrella non è un'operazione particolarmente complessa, ma richiede tempo e possibilmente la mano di un operatore esperto nel settore. La piastrella rovinata dev'essere rotta, ma evitando di rovinare anche le piastrelle vicine, con conseguenti maggiori spese di tempo e denaro. Da non sottovalutare il fatto che non è facile trovare lo stesso tipo di piastrella, con stesso colore e tono, per cui molti utenti prudenzialmente si cautelano tenendo da parte delle scorte di materiale, da usare in caso di riparazioni.
Il pavimento può essere di varie tipologie:
-piastrelle in ceramica usati per i rivestimenti di tutto l'alloggio, o almeno per zona cucina e zona bagno
-piastrelle in grès porcellanato per ingressi e soggiorni
-lastre di marmo per ingressi e soggiorni
-lastre di granito per scalinate e parti comuni condominiali
palchetti in legno, molto usati per camere da letto
-pavimenti in cotto
-pavimenti in resina Ceramica
La ceramica è un materiale composto inorganico, non metallico, molto duttile allo stato naturale, rigido dopo la fase di cottura. Con la ceramica si producono diversi oggetti, quali stoviglie, oggetti decorativi, materiali edili (mattoni e tegole), rivestimenti per muri e pavimenti di abitazioni. Specifiche composizioni ceramiche inoltre, trovano impiego nei rivestimenti ad alta resistenza al calore per il suo alto punto di fusione. Il colore del materiale ceramico varia, a seconda degli ossidi cromofori contenuti nelle argille (ossidi di ferro, da giallo, arancio, rosso a bruno; ossidi di titanio, da bianco a giallo), può venire smaltata e decorata. La ceramica è usualmente composta da diversi materiali: argille, feldspati (di sodio, di potassio o entrambi), sabbia silicea, ossidi di ferro, allumina e quarzo. Una composizione così articolata determina la presenza di strutture molecolari appiattite dette filosilicati. La forma di questi, in presenza di acqua, conferisce all'argilla una certa plasticità e ne rende la lavorazione più facile e proficua.
La ceramica è una lavorazione antica e molto diffusa in aree anche molto distanti tra loro. Esistono tipi diversi di ceramiche: ceramiche a pasta compatta
Rientrano nel gruppo i grès e le porcellane. Hanno una bassissima porosità e buone doti di impermeabilità ai gas e ai liquidi. Non si lasciano scalfire neanche da una punta d'acciaio. ceramiche a pasta porosa
Sono tipicamente le terraglie, le maioliche e le terracotte. Hanno pasta tenera e assorbente, più facilmente scalfibile.
I quattro tipi di ceramiche principali sono la terracotta o coccio, le terraglie, il gres e la porcellana, che può essere tenera o dura. Grès porcellanato
Le piastrelle in grès porcellanato sono ottenute tramite il processo di sinterizzazione di argille ceramiche, feldspati, caolini e sabbia, materie prime che vengono prima macinate (trasformate in barbotina), poi finemente atomizzate fino a raggiungere una polvere a granulometria omogenea adatta alla pressatura.
La cottura avviene ad una temperatura di circa 1150-1250 °C in forni lunghi sino a 140 m dove la materia prima è portata gradualmente alla temperatura massima, lì mantenuta per circa 25-30 minuti, e sempre gradualmente viene raffreddata sino a temperatura ambiente. Il processo di cottura determina la ceramizzazione/greificazione dell'impasto, attribuendone le tipiche caratteristiche di resistenza alle abrasioni, impermeabilità, longevità.
Durante la cottura avvengono però varie deformazioni sulla materia precedentemente pressata.
Il restringimento dimensionale post cottura si aggira intorno ad un 7%, per cui i prodotti di maggiori dimensioni (60x60 cm, 120x120cm) vengono solitamente rettificati tramite mole ad umido, successivamente alla cottura. Al termine della fase di cottura le piastrelle vengono suddivise per classi omogenee di calibro e tono. Il materiale non pienamente conforme ai parametri dettati dalle norme UNI viene declassato (2a, 3a scelta, stock, ecc.).
Con le attuali tecnologie produttive si possono ottenere piastrelle con formati variabili da 5x5 a 180x180 cm, con spessori da 7 a 20 mm, che possono essere smaltate e non smaltate. L'impasto di Porcellanato, nella norma di colore beige chiaro può anche venire colorato nella fase di atomizzazione per cui il prodotto finito viene chiamato colorato in massa, prodotto di caratteristiche eccellenti sia per uso privato, sia per uso pubblico.
Tecnicamente le norme UNI definiscono porcellanato la ceramica che possiede un coefficiente di assorbimento all'acqua minore dello 0,5% (UNI EN 176 ISO BI). Marmo
Nella terminologia commerciale, che in Italia è regolata dalla normativa UNI-4858, si indica con marmo una roccia cristallina, compatta, lucidabile, costituita da minerali con durezza Mohs da 3 a 4 (quali calcite, dolomite, serpentino), usata sia come materiale da costruzione che da decorazione.
Tra le rocce merceologicamente classificate come marmi abbiamo sia rocce a prevalente componente carbonatica quali: marmi ss., calcari, dolomie, brecce calcaree, alabastri calcarei, lumachelle che altre rocce di diversa composizione: calcefiri, serpentiniti, oficalciti. Granito
Nella terminologia commerciale, che in Italia è regolata dalla normativa UNI-4858, si indica con granito una roccia fanerocristallina (cioè con cristalli distinguibili a occhio nudo), compatta, lucidabile, costituita da minerali con durezza Mohs da 6 a 7 (quali quarzo, feldspati e feldspatoidi), usata sia come materiale da costruzione che da decorazione.
Tra le rocce classificate come graniti abbiamo rocce magmatiche intrusive (granito, diorite, granodiorite, gabbro, etc.), le corrispondenti rocce effusive, alcune rocce metamorfiche con uguale composizione (gneiss). Parquet
Il parquet (pron. "parché") è una pavimentazione composta da legno massiccio di spessore che può variare da mm 10 a mm 22 o dall'assemblaggio di singoli elementi di legno con spessore minimo di mm 2,5 (secondo le normative europee) ad un supporto che può essere in multistrato di betulla o altro prima della posa. Parquet prefinito
Oltre ai suddetti pavimenti tradizionali in legno massiccio monostrato sono sul mercato i cosiddetti pavimenti multistrato prefiniti composti da uno strato superiore in legno nobile, il cui spessore può variare, a seconda del prodotto, da 6 mm a meno di 1 mm (detti comunemente "impiallacciati'):comunemente lo spessore si aggira sui 3/5 mm. Al di sotto dei 2,5 mm di spessore si ricordi che non è da definire parquet. Quando lo strato di legno nobile è incollato su un supporto in legno dolce si parla di due strati, che può essere in multistrato (cioè più sfoglie da circa 1mm di spessore l'una) o lamellare (cioè una sola sfoglia spessa più millimetri). I multistrati in betulla europea rappresentano il top della stabilità (non si creano fessure tra le tavole). I lamellari eventualmente possono essere controbilanciati incollando una lamina della stessa essenza (in modo da avere un "sandwich" simmetrico) che sarà quella che andrà poi effettivamente posata (in questo caso flottante) sul massetto (prefinito a tre strati).
Legni nobili comunemente usati sono: rovere, doussie', wenge', olivo, noce, iroko, teak, merbau, afrormosia, faggio, Cabreuva, Panga Panga e Padouk.
In quanto pre-finiti in laboratorio (e non in opera) si prestano a finiture particolari quali colorazioni tramite pigmenti, decappature (cioè colorazioni a pigmenti in contrasto tra la fibra e la base del legno), spazzolatura della fibra (la quale conferisce effetto ruvido;è il contrario della levigatura), microbisellatura dei lati della tavola (spigoli smussati e non vivi), piallature a mano, spigoli spaccati sui vari lati della tavola, piano sega (la superficie della tavola presenta seghetteture trasversali rispetto all'andamento della venatura), thermotrattamenti (lasciato essiccare per x tempo a x temperatura il legno nobile cambia tono di colore scurendo in tutto lo spessore).
Il trattamento finale può essere ad olio o vernice.La finitura ad olio (quelli vegetali hanno residui tossici quasi nulli) richiede una manutenzione costante e non è idrorepellente nel primo periodo di vita (un anno circa con manutenzione corretta) quindi è soggetto ad aloni ma conferisce l'aspetto più naturale.
Le vernici sono di più facile manutenzione e in commercio se ne trovano di "naturale UV o effetto cera" con meno gloss di lucentezza rispetto alle vernici satinate (semi lucide).
ll parquet una volta esposto alla luce e all'aria, a pavimento finito, inizia un processo di ossidazione che lo porta a cambiare colore (tipicamente ma non esclusivamente, scurendosi) e rendere più omogenee le sue venature (tipico comportamento del Teak Asia). Questo processo varia per velocità ed intensità in riguardo alla specie legnosa (normalmente i legni esotici ossidano di più), alla quantità di luce a cui viene esposto, e alla finitura applicata (diversi tipi di vernici possono dare sia risalto al colore e all'ossidazione che limitarlo molto), e sebbene visibile in modo evidente nei primi mesi di vita del pavimento, può proseguire via via più lentamente anche per svariati anni.
Il parquet è un materiale sempre 'vivo' e quindi risente degli sbalzi di umidità estate/inverno tipici delle abitazioni moderne: in condizioni di scarsa umidità le tavolette si restringono leggermente portando a fessurazioni della pavimentazione, che poi lentamente si richiudono al ritorno in condizioni di umidità normale. Condizioni di umidità eccessiva (condensa, perdite d'acqua o infiltrazioni anche leggere ma continuative, cattiva manutenzione) portano le tavolette a imbibirsi ed allargarsi, fino ad arrivare a spingere e sollevarsi dal sottofondo, strappandolo, o, per essenze particolarmente nervose (quali tipicamente legni sudamericani) in casi eccezionali addirittura a danneggiare i tavolati del locale.
La maggior parte dei problemi di stabilità sono stati comunque risolti dal parquet multistrato che risente molto debolmente delle variazioni termoigrometriche dell'ambiente in cui è inserito. Parquet laminato
Il parquet laminato al contrario di quanto si pensi non è plastico, la sua base è infatti formata da carta pressata che viene rivestita di melammina e successivamente applicata su supporti di diverso genere. In genere il parquet laminato si contraddistingue per l'estrema rumorosità al calpestio e per la scarsissima stabilità dimensionale.
Per risolvere questi problemi è stata ideata una nuova versione di "laminato". Questa nuova versione si ottiene dall'accoppiamento del tradizionale laminato a un supporto di 12 mm realizzato in PVC, quindi atto a sopportare allagamenti anche per molte settimane e dotato di una stabilità maggiore rispetto al laminato tradizionale.
Inoltre questo nuovo tipo di pavimentazione è dotato di alcuni canalini longitudinali che percorrono per intero le tavole affinché si riduca al minimo il rumore del calpestio.
Gli incastri sono di tipo facilitato perché il suo elevato peso al metro quadrato lo rende facilmente portante. Pavimento in resina
Il pavimento in resina è un tipo di pavimentazione la cui realizzazione fa uso di resine che vengono direttamente gettate in opera. Questo tipo di soluzione costruttiva viene usata, nella maggior parte dei casi, per creare una pavimentazione interna gettata in opera.
La sua caratteristica è di essere una semplice finitura da posare e far aderire direttamente su un supporto adeguato a riceverla: la finitura ha la funzione di ancorare il rivestimento, compensare le quote e le pendenze, conferire un determinato grado di isolamento, incorporare le canalizzazioni degli impianti, ecc. Pavimento in resina a pellicola sottile o a spessore
Questa tipologia di rivestimento raggiunge spessori inferiori a 0,3 mm (pellicola sottile) e da 0,3 a 1 mm (pellicola a spessore). Si presenta come un film continuo e cromaticamente uniforme. Viene realizzato utilizzando prodotti vernicianti, ottenuti con resine epossidiche o poliuretaniche a bassa viscosità, generalmente pigmentati. I pavimenti in resina a pellicola ed a spessore trovano impiego soprattutto in campo industriale per la loro capacità di aderire perfettamente al supporto in calcestruzzo, per la rapidità di applicazione e per caratteristiche di resistenza all'usura. Pavimento in resina autolivellante
Viene realizzato mediante prodotti con la viscosità idonea per permettere l’autolivellamento, con pigmenti e cariche, senza solventi, in grado di formare un rivestimento continuo e omogeneo. Lo spessore minimo è di 2 mm. In genere il pavimento in resina autolivellante è costituito da resine epossidiche o poliuretaniche, o miscele delle due resine. Per caratteristiche di versatilità decorativa, i pavimenti in resina autolivellanti trovano largo impiego nelle pavimentazioni residenziali e commerciali. Pavimento in malta resinosa
Questa tipologia di rivestimento è realizzato mediante l’uso di una malta composta da resine epossidiche, acriliche o poliuretaniche e cariche minerali in curva granulometrica.le resine, o meglio, i polimeri utilizzati per la realizzazione di malte resinose, possono essere a solvente o in emulsione, e dar vita a malte bicomponenti o monocomponenti. Lo spessore è solitamente superiore a 1,5 mm. La caratteristica principale dell’applicazione del pavimento in malta resinosa è la stessa consistenza della malta, che non essendo autolivellante, deve essere stesa con una lavorazione molto simile a quella adottata per il calcestruzzo. Ciò consente di ottenere planarità e pendenze progettuali. L'utilizzo di cariche e pigmenti diversi, rispettivamente nel colore e nella granulometria, caratterizzano esteticamente la tipologia di finitura, impiegata nelle pavimentazioni residenziali e commerciali. Pavimento in resina cementizia/microcementizia (o microtopping)
Composta da malte cementizie polimero modificate (microcemento) è un'alternativa ecologica ed atossica ai prodotti epossi/poliuretanici. A differenza di questi ultimi si miscela nella maggior parte dei casi solo con acqua ed è indicata anche per le pavimentazioni esterne in quanto meno sensibile all'umidità ed all'azione dei raggi UV. Con questo tipo di resina è possibile rivestire l'interno vasca delle piscine o fontane. Esiste sia in consistenze autolivellanti che tissotropiche, idonee al rivestimento in verticale. Si possono realizzare pavimentazioni con spessori a partire da 1mm e con vari tipi di granulometria a seconda dell'effetto o funzione che si vuole ottenere. Si possono rivestire anche infissi, mobili, oggetti. La superficie finita e decorata deve essere protetta da un sealer di finitura che può essere opaco o lucido. La resina cementizia ha la particolarità che, nonostante un'eccellente resistenza allo sforzo di taglio, la sua durezza aumenta nel tempo.